L’abbinamento cibo/vino
Oggi la gente è sempre più esigente, anche quando va a cena da amici, sul rapporto tra cibo e vino, non si accontenta più della semplice dichiarazione: “con le carni i rossi, con il pesce il bianco”. Per fare bella figura si può offrire a chi viene a mangiare un abbinamento non banale (e comunque oramai si accetta anche il rosso su alcuni piatti di pesce, e il bianco anche sulle carni, bisogna saper scegliere).
Una prima regola, banale, ma sempre efficace, è quella di regolarsi sull’origine regionale del piatto: se si offre una pasta alla siciliana, va bene un Nero d’Avola, se si offre un brodetto marchigiano, va bene un bianco della zona, un Conero, ad esempio. Non funziona sempre, ma comunque è una strada che ci può praticare.
Ma la regola vera è che i vini hanno livelli di struttura e di gradazione crescenti, e quindi si deve iniziare con un vino più leggero, e continuare via via con vini più complessi, più strutturati, più impegnativi.
Un rosso giovane (la gioventù di un vino è legata in modo inverso quasi sempre alla sua complessità) va bene per iniziare un pasto, sia su antipasti di terra (e qui, se si mangiano salumi, va bene anche un rosato), sia su primi di pasta. Qui vale la regola della salsa con la quale la pasta è condita: più la salsa è leggera (una salsa di pomodoro, un pesto) più leggero sarà il vino, più è corposa (un ragù) più occorre far crescere la complessità del vino. Quindi un giovane Chianti va bene per iniziare, o un Dolcetto, sempre giovane, o un Cerasuolo di Vittoria; su salse più complesse, basta aumentare l’età degli stessi vini citati, o andare su un Barbera d’Alba, un Cabernet trentino o veneto.
Sui secondi di carne, si può osare di più, specialmente se si tratta di grandi arrosti, cioè di piatti che hanno avuto lunghe cotture, magari prevedendo l’uso di vino nella cucina. Ecco lo spazio per i grandi vini, i Barolo, i Brunelli, gli Amaroni.